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Counseling Day 2023


 
Non c’è terra promessa (e la riforma delle professioni ormai lo è diventata) che non conosca una diaspora. E infatti da qualche settimana intorno al mondo degli ordini professionali fioriscono proposte, progetti e ipotesi diverse e spesso contrastanti. Insomma gli ordini temono che l’attesa riforma promessa dal ministro Alfano possa evaporare e di conseguenza si attrezzano autonomamente.

E allora succede che parte dei professionisti dell’area tecnica (periti industriali, geometri e periti agrari) salutano con favore la proposta di Maria Grazia Siliquini (deputato del Pdl) che ipotizza la nascita di un albo unico dei tecnici sollevando l’ira di ingegneri e architetti che temono di perdere parte dei loro iscritti (i laureati con percorso triennale). «Eppure la mia è una proposta di semplificazione e unificazione — spiega Siliquini — che comporta la riduzione da tre a uno dei consigli nazionali e di tutti quelli territoriali, delle presidenze, delle poltrone, dei gettoni, delle spese. Inoltre, non si propone un’apertura degli ordini ai diplomati, semmai allargare la laurea triennale anche a geometri, periti industriali e periti agrari».

Ma le innovazioni sono molto difficili, nessuna categoria vuole perdere il proprio bacino di iscritti o aree di competenza. In bilico tra questi delicatissimi equilibri nasce la proposta ufficiale del mondo professionale, quella che arriva dal Cup (coordinamento unitario delle professioni) e che verrà ufficializzata tra poco al ministro Alfano da parte del presidente Cup Marina Calderone: «Ribadiremo l’urgenza di ripristinare le tariffe minime, daremo piena disponibilità a riformare la fase del tirocinio: una parte da svolgere durante il percorso universitario e il resto presso uno studio professionale.

L’unico punto su cui non siamo disposti a trattare è l’accesso agli ordini tramite laurea ed esame di Stato: la liberalizzazione è un pericolo, gli ordini restano l’unica tutela alla deontologia e alla competenza. E questo la riforma dovrà ribadirlo». Sempre che ci sia davvero bisogno di una riforma delle professioni. A metterlo in dubbio è Nino Lo Presti: il deputato Pdl ha avanzato una sua personale proposta di legge in cui si pensa più agli incentivi da destinare ai professionisti più che ai principi di categoria da definire.

«Credo che i veti incrociati dei vari ordini i m p e d i r a n n o sempre una riforma — sostiene Lo Presti—e forse non ce n’è neanche bisogno. In fondo il nostro ordinamento è sovrabbondante quanto ai principi generali che tutelano le professioni intellettuali. La modernizzazione non è una questione di principi ma di interventi concreti di sostegno. Per esempio la compensazione debito-credito: non si capisce perché un professionista che vanta un credito verso un comune non possa compensarlo con le tasse dovute a quello stesso comune. Questi sono temi davvero essenziali attorno ai quali si ricompattano tutti i professionisti».

titolo: Tre proposte: nessuna riforma
autore/curatore: Isidoro Trovato
fonte: Corriere della Sera
data di pubblicazione: 29/06/2010

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